Lo storico evento rapallese tra passato e futuro [di Fabio Micheletta – Mare Nostrum]

N.S. DI MONTALLEGRO

Lo storico evento rapallese tra passato e futuro

Le feste dell’1, 2 e 3 luglio inglobano realtà laiche e religiose incancellabili per i rapallesi nel nome della loro Santa Patrona

L’ APPARIZIONE

E’ venerdì 2 luglio 1557, Giovanni Chichizola, popolano di S. Giacomo di Canevale o, secondo altri, di Coreglia (piccoli centri que- sti dell’entroterra rapallese), tornando da Genova dove era andato a vendere suoi prodotti, si ritrovò sul monte Leto (monte di Ponzema) pare a guardare – come sogliono dire i pastori il suo bestiame, forse lasciato in custodia a questi, che ne radunavano di vari padroni custodendoli per essi. Era di primo pome- riggio e il caldo era grande. Per questo e per la stanchezza del lungo viaggio – un mezzo centinaio di Kilometri. – Giovanni Chichizola sentì il bisogno di fare una breve sosta all’ombra di un modesto sperone di roccia e si addormentò. Nel risvegliarsi da un breve sonno ristoratore, vide poco distante, quasi a ridosso di una sorgente di acqua freschissima, una “Tavolina” su cui era raffigurato il Transito di Maria SS. Si tratta di una tavoletta in legno di pioppo, delle dimensioni modeste di cm. 18×15, incavata ad arco nella parte superiore e nella quale, come è stato notato, erano rilevabili già quattro secoli addietro, i segni del tempo e qualche tarlatura, ma che non ha conosciuto poi ulteriori corrosioni e oggi si presenta in tutta la vivezza dei colori originali. Da alcuni fu attribuita a S. Luca evangelista, da altri a S. Luca eremita vissuto nell’XI secolo; e a quest’epoca l’attribuisce la peri- zia effettuata durante il recente restauro.

Ignorando il prosieguo della strana avventura che già gli sconvolge la quotidianità, il pover’uomo tenta di capire le strane figure che l’Immagine esprime, ma inutilmente.

La pietà popolare, invece, non tarderà a decifrare l’Immagine donata; e nella “Dormizione” leggerà la ferma decisione di Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, di essere ospitata là, dove è più difficile accogliere le prove di un’esistenza segnata dal dolore. Il “Quadretto”, così lo chiameranno i rapallesi, si rivelerà presto Segno e mediazione misteriosa di un affettuoso e provvidenziale proposito di Maria, madre di Gesù: sostare definitivamente sul monte che sovrasta Rapallo. Dopo l’Evento il monte sarà chiamato Monte Allegro.

LA PIROTECNICA A RAPALLO La pirotecnica è un’arte antica quanto l’uomo: l’elemento igneo, capace di smuo- vere le più profonde sensazioni, di toccare i livelli più intimi dell’umano sentire, assurge quasi sempre ad eccellente mezzo comunicativo. Reciammo, letteralmente, significa “richiamo”. Nei giorni di festa, secondo il ca- lendario tradizionale i Sestieri salutano la Madonna di Montallegro accendendo colpi singoli di mortaletto ligure, “chiamandosi” e “rispondendosi” reciprocamente nel rispetto dell’antica regola. I singoli colpi di richiamo sono detti “tiri”. Il primo tiro viene acceso al Langano, dal Sestiere San Michele. Rispondono, in ordine: Seglio, Borzoli, Cerisola, Cappelletta e Costaguta L’ordine di sparo corrisponde esatta- mente all’ordine geografico dei Sestieri: Seglio il più orientale, San Michele il più occidentale; giunto il giro a Costaguta, esso da San Michele riprende più volte identico, intervallato da analoghi giri di piccole sparate, ove i mortaletti, non più accesi singolarmente, sono collegati l’un l’altro attraverso strisce di polvere nera, stese a terra col tradizionale corno poco prima dell’inizio del rito. Precisamente, ogni cinque giri di tiri ne troviamo uno di sparatine, accese dai Sestieri secondo il solito ordine. Il rituale dei Reciammi, precedendo ogni spettacolo pirotecnico moderno (finali a giorno ed a notte), è forse il meno compreso ed il più osteggiato da chi, spesso forestiero ed ignaro dell’arte e della cultura della Nostra Festa, attende soltanto i finali colorati. Attendendo, infastidito dai nostri “petardi” che, in vero, petardi non sono, egli punta il dito contro noi “petardari”, che tali non siamo: “…andrebbero aboliti, i colpi delle otto!” mormorano. Cogliamo qui l’occasione per sottolineare quanto il più bello, il più grandioso, il più riuscito degli spettacoli colorati non può che esser secondo alla Tradizione dei Padri, per noi rapallini; inoltre, ciò che per noi è Tradizione e cuore, per tutti auspichiamo diventi consapevole patrimonio culturale. Sarà dunque tale consapevolezza il futuro baluardo a difesa della componente più verace nostra Festa: occasione unica di riflessione religiosa e museo a cielo aperto di secentesca arte popolare del fuoco.

I Saluti alla Madonna altro non sono che allegre, e nel contempo austere, sparate di mortaletti, accese dai Sestieri a mò di Salve al passaggio della grandiosa Pro- cessione serale del tre luglio. Particolarissimo tra i saluti fu nel passato la Spara di Figgieu, ossia dei Ragazzi, preparata in passato dai Rapallini giovanissimi nel greto del Fossato di Monti, attualmente noto come Torrente San Francesco e coperto presso la foce. Oggi, ridimensionata nel suo sfilare, l’antica sparata viene stesa ed accesa dai… non più ragazzi del Sestiere Borzoli. Ed i piccoli, da cui trae il nome, preparano il disegno sui cui romba il ramadan finale, presso il castello. Per quanto tempo ancora i nostri giovani dedicheranno sana passione ed amore per la Santa Patrona, per la Festa, la Tradizione, i Sestieri.

IL PANEGIRICO

Viene appunto acceso ai rintocchi delle dodici, ogni due luglio, con attenzione ma- niacale al rispetto del suo orario storico – tradizionale. Di norma, l’organizzazione spetta ciclicamente a tutti i Sestieri, secondo il turno dei Reciammi: di anno in anno, l’onere e l’onore organizzativo interessa San Michele, Seglio, Borzoli, Cerisola Cerisola, Cappelletta, Costaguta e… così via, ricominciando da San Michele. Quest’anno per l’edizione 2010 l’onore di Onorare Nostra Signora di Montallegro spetta al Sestiere Cappelletta. Non dimentichiamoci il rito dell’ “Andare a turno”, cioè raccogliere le offerte. È una delle ritualità più antiche legate alla festa e coinvolge tutti i volontari dai più giovani agli anziani che, a partire dal 23 maggio al 3 Luglio, si recano casa per casa con la “sacchetta” per chiedere un obolo per i fuochi.

LA PROCESSIONE

Una delle principali attrattive delle feste di luglio è costituita dalla Processione della sera del 3 luglio, durante la quale l’Arca Argentea della Madonna viene trasportata nelle principali vie cittadine . Nella processione però fra tutte le componenti che la animano si segnalano soprattutto i “portatori di cristi“. I Crocifissi sono in genere da cinque a dieci ; i più pesanti arrivano sui 170 KG. I “portatöei” avanzano lentamente in cappa bianca e il “ tabarrin” con i colori della Confraternita cui appartengono. Ogni tanto la processione si ferma, perchè si fanno avanti gli “stramöei” , cioè le persone che operano il trasferimento del Cristo da un portatore all’altro; è il momento più difficile e pochi lo sanno. Gli stramöei sono i più forti. Essi con una mano sul calcio e l’altra sul chiodo, con uno strappo molto deciso sollevano il corpo del cristo e lo posano nel “crocco” del nuovo portatore, cioè in quella tasca di cuoio sorretta dal cinturone e dalle bretelle, in cui si colloca il calcio del Cristo. La tradizione delle Confraternite e dei Cristi è ancora molto forte in tutta la Liguria e continua a resistere al tempo e al mutare delle usanze e dei costumi.

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